venerdì 23 settembre 2016

gli ausiliari avere

GLI AUSILIARI
AVERE
Presenta nei modi e nei tempi notevoli differenze rispetto all’italiano.
Sono già molto interessanti alcune forme dell’indicativo presente: la seconda persona singolare è È. Deriva forse da un precedente ài, dovuto al fatto che in aretino la A tonica, salvo alcune eccezioni, passava di regola ad e aperta. Poi, per una sorta di economia linguistica o di velocizzazione nella pronuncia, è caduta la I. La prima persona plurale ha tre varianti, aémo/avémo/s’a. (aémó/avémó). La forma impersonale (s’a) è una costante nel dialetto aretino e quindi è usata anche in tutte le prime persone plurali dei verbi delle tre coniugazioni. La seconda persona plurale presenta a volte anche la forma italiana avéte (avété), ma quasi sempre è pronunciata senza la v, quindi aéte (aété). La terza persona rispecchia un altro fenomeno tipico dell’aretino, la degeminazione, quindi è pronunciata áno (anó) invece di hanno.
L’imperfetto presenta nelle persone singolari due varianti: aívo (aivó), aívi, aíva e ávo (avó),  ávi, áva. Lo stesso vale per il plurale dove la prima persona ha la solita forma impersonale con le due varianti s’aíva/s’áva, la seconda è  aívi/ávi, la terza aíveno/áveno (aivénó/avénó), spesso sostituite da aívono/ávono (aivónó/avónó).
Il passato remoto è identico a quello italiano nelle forme singolari, mentre nel plurale la prima persona è s’èbbe (s’èbbé), la seconda avésti/aésti invece di aveste e la terza ha le varianti èbbeno/èbbono (èbbénó/èbbónó).
Il futuro presenta una spiccata particolarità: il fenomeno dell’anaptissi per cui viene inserita la vocale A tra la V e la R per cui, invece della forma avrò, si hanno al singolare le forme avarò,avarè, avarà e al plurale s’avarà,avaréte (avarété) e la terza persona che presenta la solita  degeminazione della  N, quindi avaráno (avaranó).
Il congiuntivo presente  ha forme apocopate nelle prime due persone singolari che io ábbi, che tu ábbi invece di abbia. La terza persona può anche avere  la  forma italiana abbia. Nel plurale la prima  persona, oltre  ad avere la  forma impersonale, ha  anche la
caduta della sillaba finale MO per cui viene pronunciata s’ábbia. La seconda persona è presa in prestito dall’indicativo presente, quindi è aéte (aété)  e la terza presenta le  forme  ábbino/ábbieno/ábbiono (abbinó/abbiénó/abbiónó).
L’imperfetto  ha in tutte le persone la sincope della V per cui ab- biamo al singolare aéssi, aéssi, aésse e al plurale s’aésse, per la seconda persona le varianti aéste (aésté)/aésti, per la terza aésseno/aéssono (aéssénó/aéssónó).
Il condizionale presente  ha la stessa caratteristica del futuro, cioè può avere l’anaptissi della A, le desinenze sono in parte diverse  da quelle italiane, per cui al singolare abbiamo le forme avarèbbi/avrèbbi/arèbbi, avarésti/avrésti/arésti, avarèbbe/avrèbbe/ arèbbe (avarèbbé/avrèbbé) e al plurale s’avarèbbe/s’avrèbbe/ s’arèbbe (s’avarèbbé/s’avrèbbé), avarésti/avrésti/arésti e avarèbbeno/avrèbbeno/arèbbeno/ono (avarèbbénó/avrèbbénó/ónó).
Anche l’imperativo presenta delle singolarità. La terza persona singolare può avere la forma  italiana  o  quella  apocopata  ábbia/
abbi, la prima plurale è presa in prestito dall’indicativo presente avémo/aémo (avémó/aémó), lo stesso vale per la seconda avéte/ aéte (avété/aété), la terza presenta la sincope della A, ábbino (abbinó).
L’infinito ha la forma sincopata aére  (aéré).  Lo stesso vale per il participio passato che è aúto (autó). Il gerundio e il participio presente sono come in italiano, ma in aretino sono pressoché inutilizzati, sostituiti da perifrasi, quindi nelle pagine successive saranno omessi a meno che non presentino particolarità interessanti.
I tempi composti  si formano come in italiano aggiungendo il participio passato aúto (autó).


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